La stampa partigiana

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L’Anpi

L’Associazione nazionale partigiani d’Italia si costituisce a Roma poco dopo la liberazione della capitale, il 6 giugno 1944. A Modena dopo la liberazione nascono alcuni organismi di assistenza ai partigiani, come l’Ufficio affari patrioti, mentre rimangono attivi alcuni Comandi per completare la fase di smobilitazione delle formazioni, che termina il 15 giugno 1945. A quel punto entra in attività l’Anpi, che inizia ad occuparsi dell’assistenza verso i partigiani, a promuovere attività imprenditoriali ma, soprattutto, per organizzare le forze della Resistenza per partecipare alla ricostruzione materiale e al rinnovamento morale del paese. L’Anpi organizza il suo primo congresso nel dicembre 1946 e a presiederla è eletto il comandante partigiano Mario Ricci ‘Armando’.


La digitalizzazione delle riviste

Nell’ambito di un progetto pluriennale di riordino, sistemazione fisica, catalogazione descrittiva e semantica del patrimonio posseduto e depositato in Istituto, e grazie al progetto di digitalizzazione e metadatazione realizzato nel 2025 con la cura scientifica di Giovanna Bonazzi e il cofinanziamento di Regione Emilia-Romagna, Programma regionale FESR 2021/2027, Bando per la digitalizzazione del patrimonio culturale di biblioteche archivi storici musei e altri istituti e luoghi della cultura è stato possibile digitalizzare un certo numero di periodici e riviste storiche. Dei tre periodici prodotti dall’Anpi modenese e dalle associazioni combattentistiche sono stadi digitalizzati 260 numeri usciti, con qualche lacuna, nel periodo 1945-1952. Il lavoro di catalogazione, soggettazione e metadatazione e i numeri digitalizzati sono consultabili sulla piattaforma Lodovico Media Library e suddivisi tra periodici editi e curati dall’Istituto storico (→ accedi) e periodici storici che l’Istituto conserva (→ accedi).


“La voce del partigiano”

Il periodico esce inizialmente a Carpi come organo del gruppo Brigate Aristide per poi diventare, da novembre 1945, settimanale del Comitato provinciale di Modena dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi), riconosciuta da poco come ente morale. La pubblicazione esce dal 1945 al 1947, prima con periodicità settimanale poi varia. La direzione viene affidata all’inizio a Nino Laudani a cui seguirà, a partire del dicembre 1945, Bruno Casarini. I temi principali riguardano – oltre alle questioni di rilievo nazionale e internazionale – le attività dell’associazione, il ricordo dei caduti e le prime celebrazioni, i profili biografici dei comandanti, ma anche le prime polemiche rispetto a episodi di violenza che coinvolgono partigiani. Il numero speciale del 25 aprile 1946 esce a due colori con numerose fotografie e l’elenco dei caduti, ed è data notizia del primo congresso provinciale dei partigiani modenesi del dicembre 1946. Iniziano a essere pubblicati anche gli elenchi dei partigiani riconosciuti dalla Commissione regionale qualifiche partigiane.

La Voce del partigiano, 25 aprile 1946


“La lotta del combattente”

Alla fine del 1947 viene deciso di realizzare un unico periodico che dia voce alle associazioni combattentistiche e partigiane della provincia di Modena, sia rispetto alle rivendicazioni concrete di assistenza e tutela di ex partigiani, internati militari, mutilati, familiari dei caduti in guerra, sia al riconoscimento del contributo dato alla liberazione del paese. Inizialmente viene dato spazio soprattutto ai combattenti e ai mutilati, ed appaiono articoli relativi ai campi di concentramento nazisti, poi si intensificano le notizie relative al mondo partigiano, come ad esempio nel caso del secondo congresso della Resistenza dell’aprile 1948. La pubblicazione, che esce con periodicità non precisata, inizia nel 1947 per chiudersi nell’agosto del 1948 (continuerà poi con il titolo “Resistenza. La lotta del combattente”). Direttore per l’intero periodo è Giuseppe Lomastro.

La lotta del combattente


Bibliografia

  • Claudio Silingardi, Metella Montanari, Storia e memoria della Resistenza modenese 1940-1999, Roma, Ediesse, 2006
  • Philip Cooke, L’eredità della Resistenza: Storia, cultura, politiche dal dopoguerra a oggi, Roma, Viella, 2015
  • Federico De Angelis, Per una storia dell’A.N.P.I., Milano, Lampi di stampa, 2016



Giornali di fabbrica

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Il fondo dei giornali di fabbrica

Nell’archivio della Federazione modenese del Partito comunista italiano, in deposito presso l’Istituto storico, è conservata una ricca collezione di una cinquantina di giornali di fabbrica. Gli 864 fascicoli editi a Modena e provincia dal 1949 al 1957 (sono presenti alcune lacune) sono da considerarsi una preziosa fonte per la storia del movimento operaio modenese e della storia socioeconomica del territorio.


La digitalizzazione delle riviste

Nell’ambito di un progetto pluriennale di riordino, sistemazione fisica, catalogazione descrittiva e semantica del patrimonio posseduto e depositato dall’Istituto e, grazie al progetto di digitalizzazione e metadatazione realizzato nel 2025 con la cura scientifica di Giovanna Bonazzi e il cofinanziamento di Regione Emilia-Romagna, Programma regionale FESR 2021/2027, Bando per la digitalizzazione del patrimonio culturale di biblioteche archivi storici musei e altri istituti e luoghi della cultura è stato possibile digitalizzare un certo numero di periodici e riviste storiche comprese quelle edite dall’Istituto tra gli inizi degli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta del secolo scorso. Il lavoro di catalogazione, soggettazione e metadatazione dei Giornali di fabbrica e i numeri digitalizzati sono consultabili sulla piattaforma Lodovico Media Library (→ accedi)


Giornalismo operaio

Evoluzione dei giornali murali esposti dopo la Liberazione nelle aziende, i giornali di fabbrica nascono su iniziativa del Pci per esigenze difensive di fronte alla smobilitazione delle fabbriche, ai licenziamenti, all’offensiva padronale contro le Commissioni interne ma, col tempo, divengono luoghi di elaborazione di una cultura operaia dai tratti sicuramente originali, riuscendo a coinvolgere tanti lavoratori e a fare conoscere le reali condizioni nelle fabbriche anche tra la popolazione. Tranne qualche testata nata prima, il momento di accelerazione è il congresso del Pci del 1951 e l’avvio di una specifica attività anche di formazione dei redattori operai e l’organizzazione di convegni nazionali dei giornali di fabbrica.

A Modena tra il 1951 e il 1956 escono quasi cinquanta giornali di fabbrica, un numero che ha pochi paragoni sul piano nazionale, anche perché coinvolge piccole e medie imprese e persino aziende agricole. Un aspetto sicuramente interessante è quello della presenza in molti giornali di fabbrica della ‘terza pagina culturale’. Sono recensiti libri, film e spettacoli teatrali, continuo è l’invito allo studio e, soprattutto, sono pubblicati racconti e poesie dei lavoratori.

In ogni caso, già a partire del 1953 sono evidenti i segnali di difficoltà, per gli attacchi ai giornalisti operai e alle testate da parte delle direzioni aziendali e delle autorità, ma anche perché si fa più pesante il ‘controllo’ dei contenuti politici da parte della Federazione comunista modenese, e intorno alla metà degli anni Cinquanta questa straordinaria esperienza di giornalismo operaio si conclude.

I giornali di fabbrica


La collezione dei giornali di fabbrica

Indichiamo di seguito i titoli dei giornali di fabbrica digitalizzati su Lodovico: “L’altra rotaia” 1952; “L’aratro” 1951-1956; “L’indicatore della BBM Modena” 1952; “L’ascensore della BBM” 1952-1953; “L’azienda” 1951-1957; “La bussola” 1955-1956; “Noi carrozzieri” 1955-1956; “Il cavallino” 1951-1955; “La ciminiera” 1955; “Il collaborazionista” 1956; “Il corrispondente P.T.” 1956-1957; “Il crogiuolo” 1949-1951; “Il cubilotto” 1954-1955; “Il diesel” 1953; “Eco di fabbrica” 1951-1957; “Il faro” 1951-1956; “Il fonditore” 1952-1956; “La guida” 1951-1956; “L’incudine” 1955; “L’indicatore aziendale” 1953; “La linea” 1955-1956; “Il lingotto modenese” 1951-1956; “Il lume” 1955-1956; “Modena FIAT” 1956; “Noi della Marca Corona” 1952; “L’officina” 1951-1955; “Piccola fabbrica” 1955; “Il pullman” 1951-1956; “Il riscatto” 1956; “La risma” 1951-1956; “La rotaia” 1952-1957; “Il saldatore” 1951-1953; “La scintilla” 1952-1956; “Il semaforo” 1952-1954; “Terra nostra” 1953-1954; “Il trattore – Il faro” 1954; “Il torrione” 1951-1957; “La trancia” 1954; “Il trattore” 1951-1957; “Tribuna aperta” 1951-1957; “La voce dell’azienda agricola” 1952-1953; “La voce delle ceramiche” 1953-1957; “La voce della fabbrica” 1951-1957; “La voce delle Fonderie” 1951-1957; “La voce delle Fonderie. Il faro. Il trattore. L’officina. La voce della fabbrica” 1954; “La voce del salumiere” 1952-1955; “Voce nuova” 1951-1952; “Le voci della fabbrica Ballarini” 1951-1952; “Lo zuccheriero” 1952-1956.

La raccolta presenta anche un piccolo volume “Breve corso per redattori e corrispondenti dei giornali di fabbrica” curato dalla Sezione centrale stampa e propaganda del Pci, e le pubblicazioni “I giornali di fabbrica” 1953-1954 e “Consigli di gestione” 1950-1953.


“Il crogiuolo”, poi “Voce delle fonderie”

Se il 1951 è l’anno di avvio dell’esperienza dei giornali di fabbrica a Modena, fa eccezione “Il crogiuolo”, foglio interno degli operai e degli impiegati delle Fonderie riunite, pubblicato dal 1949 a sostegno della durissima vertenza che contrapponeva lavoratori e proprietà e che si chiuderà con il terribile eccidio di sei operai durante uno sciopero di sostegno alla lotta della fabbrica il 9 gennaio 1950. Nei mesi successivi le Fonderie riunite passano al gruppo Cremonini e cambiano la denominazione in Fonderie di ghisa malleabile (ma nel 1952 rientra la famiglia Orsi) e in questo nuovo contesto i lavoratori danno vita al giornale di fabbrica “Voce delle fonderie”, che sarà pubblicano fino al 1957.

Il crogiuolo, novembre 1949

La voce delle Fonderie, gennaio 1952


“Il faro”

L’esperienza di giornale di fabbrica più significativa a Modena è sicuramente quella de “Il faro”, giornale dei lavoratori della Fiat Grandi Motori, uscito dal 1951 al 1956, che presenta la maggiore articolazione interna come rubriche e articoli di approfondimento. A gestire il giornale era una redazione di cinque membri, con il direttore Mario Angelini, tre redattori responsabili di pagina e un responsabile iscritto all’ordine dei giornalisti, più una decina di collaboratori che lavoravano nei diversi reparti della fabbrica. La redazione aveva sede presso la sezione del Pci di viale Storchi, a poca distanza dalla fabbrica.

Il giornale era anche attivo nella promozione di concorsi a premi per raccogliere fondi e nella organizzazione di feste a sostegno del giornale. Quella dell’estate 1952 venne considerata un modello da imitare a livello nazionale: organizzata in località Cantone del Mugnano, in aperta campagna, per due giorni fu luogo di incontro per operai, contadini e la popolazione della zona sud di Modena.

Redazione de “Il faro”, giornale della Fiat Grandi Motori

Bibliografia

  • Claudio Novelli, Giornalisti di fabbrica. Lotte sociali e cultura operaia a Modena 1949-1956, Roma, Ediesse, 1996
  • Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi, Storia del sindacato a Modena 1880-1980, Roma, Ediesse, 2002
  • Spartaco Puttini (a cura di) Giornali di fabbrica e stampa sindacale in Italia (1945-1980), Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2013



La storia in “Rassegna”

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Profilo di un istituto culturale

L’Istituto storico della Resistenza si costituisce a Modena il 18 novembre 1950. È il primo istituto di carattere provinciale a nascere in Italia, dopo la formazione di alcuni istituti regionali (Piemonte, Liguria, Veneto) che, nel 1940, danno vita all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, con sede a Milano e presieduto da Ferruccio Parri.

Nei suoi primi otto anni di vita ha sede nell’ufficio del sindaco di Modena, Alfeo Corassori, tra i fondatori dell’Istituto. La mancanza di una sede condiziona l’attività dell’Istituto che, comunque, è protagonista della difesa del Sacrario partigiano della torre Ghirlandina, contro la sua rimozione richiesta da alcuni enti governativi, della realizzazione della prima Manifestazione nazionale della Resistenza nei campi di concentramento a Carpi nel 1955, della cura e diffusione della prima mostra italiana sulla deportazione, allestita in oltre quaranta città italiane e, infine, del primo tentativo (nel 1954) di costituire un Istituto regionale della Resistenza, che nascerà poi nel 1963.

Nel 1958 l’Istituto ottiene finalmente la sua prima sede pubblica, in un palazzo in Corso Canalgrande, dove cominciano ad affluire i primi fondi archivistici (in particolare le carte delle brigate partigiane) e a formarsi il primo nucleo della sua biblioteca. Inoltre, diffonde nelle scuole modenesi un opuscolo per sollecitare un corretto insegnamento della storia della Resistenza ed avvia finalmente una propria attività editoriale, con l’inaugurazione della serie dei ‘Quaderni’ (ne usciranno dodici tra il 1960 e il 1984) e la pubblicazione di una rivista annuale.


La digitalizzazione delle riviste

Nell’ambito di un progetto pluriennale di riordino, sistemazione fisica, catalogazione descrittiva e semantica del patrimonio posseduto e depositato dall’Istituto, e grazie al progetto di digitalizzazione e metadatazione realizzato nel 2025 con la cura scientifica di Giovanna Bonazzi e il cofinanziamento di Regione Emilia-Romagna, Programma regionale FESR 2021/2027, Bando per la digitalizzazione del patrimonio culturale di biblioteche archivi storici musei e altri istituti e luoghi della cultura è stato possibile digitalizzare un certo numero di periodici e riviste storiche comprese quelle edite dall’Istituto tra gli inizi degli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta del secolo scorso. Il lavoro di catalogazione, soggettazione e metadatazione e i numeri digitalizzati sono consultabili sulla piattaforma Lodovico Media Library (→ accedi).


“Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia”

Il 25 aprile 1960 esce il primo numero della “Rassegna annuale” dell’Istituto. L’intenzione è di uscire a cadenza annuale, cosa che riesce fino al n. 8 del 1967, poi nel 1969 esce l’ultimo numero doppio 9/10, che prelude a una lunga sospensione delle pubblicazioni, che durerà fino al 1980.

L’inizio è promettente, lo stesso Parri, che scrive la presentazione del primo numero, cita la rivista come esempio che dovrebbe essere seguito in tutti i capoluoghi di provincia. Il Comitato di redazione è composto da Terenzio Ascari, Bruno Bonilauri, Lorenzo Bossetti, Ennio Pacchioni (presidente dell’Istituto), Ilva Vaccari; negli anni si aggiungeranno Pietro Alberghi, Adelmo Bellelli, Gabriella Guandalini, Adalgisa Magnavacca, Giovanni Manfredi. La rivista si presenta sempre suddivisa in due parti: saggi, documenti e ricordi della Resistenza modenese e attività dell’Istituto (biblioteca, libri ricevuti, manifestazioni, lutti).

Come detto, sul finire degli anni Sessanta la rivista cessa le pubblicazioni e, nonostante l’intenzione dell’Istituto di riprendere a editare un periodico, occorre aspettare i primi anni Ottanta perché veda la luce una nuova rivista dell’Istituto storico. Intanto, escono volumi importanti, come quelli di Ilva Vaccari su Villa Emma e sull’aiuto ai prigionieri anglo-americani, sono organizzati i primi corsi di aggiornamento per insegnanti, potenziate biblioteca ed emeroteca, promossi convegni e, infine, sono inaugurati con la collaborazione dell’Istituto il Museo monumento al deportato di Carpi e il Museo della Repubblica partigiana di Montefiorino

Numero 1 della Rassegna annuale dell’Istituto storico di Modena, 1960


“Rassegna di storia dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia”

Nel 1981 l’Istituto pubblica una nuova rivista, la “Rassegna di storia”, con l’obiettivo di consolidare una rete di giovani collaboratori che si erano avvicinati. La rivista, rinnovata graficamente, esce per tredici numeri fino all’aprile 1993, alternando fascicoli monografici (Resistenza, Guerra di Spagna, Costituente e Ricostruzione, centenario della nascita del Partito socialista italiano) a fascicoli con saggi, diari e ricordi, documenti, didattica, vita dell’Istituto. Il Comitato di redazione è composto da Aldo Borsari, Mauro Francia, Luigi Guicciardi, Roberta Pinelli e la direzione è affidata a don Nino Monari.

Sono anni di cambiamento in Istituto, di iniziative legate a scadenze storiche come il cinquantenario della Guerra di Spagna e quello delle leggi razziali e di convegni fondamentali come quello su “Regime fascista e società modenese” ma, soprattutto di rinnovamento istituzionale e organizzativo, con la modifica dello statuto e il cambio del nome in Istituto storico della resistenza e di storia contemporanea di Modena e provincia (1987), la ‘provincializzazione’ dell’Istituto con la firma di convenzioni con 41 amministrazioni comunali su 47, la nascita del Centro di documentazione per la storia contemporanea, il trasferimento dalla vecchia sede di via Cesare Battisti, ormai inadeguata, a quella nuova di via Luosi all’interno dell’area del plesso scolastico dell’Istituto Fermi, che permette anche il trasferimento dell’archivio della Camera confederale del lavoro di Modena.

Rassegna di storia, nuova serie, 1981


“Rassegna di storia contemporanea”

In continuità con la “Rassegna di storia”, nel 1994 esce il primo numero di “Rassegna di storia contemporanea” il cui titolo testimonia la precisa volontà di allargare gli interessi storiografici e culturali dell’Istituto all’intera storia del Novecento. È edito dall’editore Mucchi e non più direttamente dall’Istituto, con periodicità semestrale per ampliare il suo raggio di diffusione. Ne escono nove numeri (uno doppio) fino al 1998. Il Comitato di redazione, quasi del tutto rinnovato, è composto da Lorenzo Bertucelli (direttore dal 1995), Luciano Casali, Daniela Grana, Cesare Malagoli, Ernesto Milano, Nora Sigman, Luigi Paganelli, Claudio Silingardi, Tullio Sorrentino, Velia Venturi e Gilberto Zacchè.

Accanto ai temi tradizionali di attenzione dell’Istituto – antifascismo, Resistenza, deportazione, ecc. –alcuni numeri approfondiscono tematiche nuove, come quelli monografici dedicati alla presenza degli Istituti culturali nella città di Modena, alla diffusione delle Leghe nel Nord-Est del paese, all’editoria regionale nel dopoguerra, al primo decennio post-bellico.

In quegli stessi anni si incrementa notevolmente il patrimonio archivistico, con l’arrivo dell’archivio della Federazione modenese del Pci, escono alcune pubblicazioni che mettono un punto fermo sulla storia della Resistenza, come i volumi di Claudio Silingardi e di Ilva Vaccari e, soprattutto, proprio per impulso dei dirigenti ex partigiani, diventa presidente dell’Istituto Lorenzo Bertucelli, giovane ricercatore universitario. Si realizza così il cambio generazionale rispetto ai presidenti che hanno vissuto la Resistenza.

Rassegna di storia contemporanea, 1994


Dalla carta al web: le riviste negli anni Duemila

Nel 1999 esce il primo numero di “Novecento. Rassegna di storia contemporanea”, che sostituisce la “Rassegna di storia contemporanea” con l’obiettivo di realizzare una rivista che esca da una dimensione di storia locale per confrontarsi con il dibattito storiografico nazionale e internazionale. Ne escono undici numeri fino al 2005 poi, nel 2009, esce il primo numero di “900. Per una storia del tempo presente” che, pur rimanendo nel solco dell’esperienza precedente, si conclude dopo solo quattro numeri nel 2010. L’esperienza delle riviste cartacee si conclude con i tre numeri dell’“Annale dell’Istituto storico di Modena” (con una dimensione che ritorna a essere legata al territorio modenese) pubblicati tra il 2010 e il 2012. Nel 2013 inizia l’esperienza della rivista scientifica online “E-Review. Rivista degli Istituti storici dell’Emilia-Romagna in rete” (clicca qui per accedere (→ https://e-review.it/) realizzata grazie a una redazione multidisciplinare e un campo di ricerca declinato in particolare sulla storia del territorio regionale. La rivista, di cui l’Istituto è attualmente coordinatore generale, ha all’attivo fino, sinora, dodici volumi, gli ultimi pubblicati con la casa editrice Viella di Roma.


Fascismo di guerra

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I periodici del fascismo in Istituto

Negli archivi e nell’emeroteca dell’Istituto storico sono conservati numerosi periodici editi durante il ventennio fascista, sia di carattere nazionale sia relativi alla provincia di Modena, oltre al quotidiano “Gazzetta dell’Emilia” quotidiano liberale uscito dal 1911, poi filofascista e, infine, dal 1937 dichiaratamente fascista. Un aspetto interessante è che alcuni periodici che escono negli anni della guerra riprendono i titoli di quelli usciti nella fase squadrista del fascismo, a sancire anche nel nome un’idea di continuità tra fascismo di guerra e fascismo delle origini: è il caso de “La Valanga”, organo dei Fasci di combattimento di Modena (1921-1923) e de “Il Falco”, settimanale fascista di Carpi (1922-1928).


La digitalizzazione delle riviste

Nell’ambito di un progetto pluriennale di riordino, sistemazione fisica, catalogazione descrittiva e semantica del patrimonio posseduto e depositato dall’Istituto e, e grazie al progetto di digitalizzazione e metadatazione realizzato nel 2025 con la cura scientifica di Giovanna Bonazzi e il cofinanziamento di Regione Emilia-Romagna, Programma regionale FESR 2021/2027, Bando per la digitalizzazione del patrimonio culturale di biblioteche archivi storici musei e altri istituti e luoghi della cultura è stato possibile digitalizzare un certo numero di periodici e riviste storiche comprese quelle edite dall’Istituto tra gli inizi degli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta del secolo scorso. Il lavoro di catalogazione, soggettazione e metadatazione e i numeri digitalizzati sono consultabili sulla piattaforma Lodovico Media Library (→ accedi).


La Valanga

Con l’entrata in guerra dell’Italia il fascismo intensifica l’azione di propaganda nei confronti della popolazione e del partito che, in quel momento, conosce un rapido rinnovamento dei quadri dovuto alle chiamate alle armi e agli arruolamenti volontari. Nel marzo 1941 la “Gazzetta dell’Emilia” esce con un’edizione mattutina in aggiunta a quella abituale pomeridiana. In giugno è pubblicato “La marcia”, mensile dei fascisti universitari modenesi che, sconfitto nelle sue velleità di rinnovamento del fascismo, chiuderà nel settembre 1942. 

Nell’agosto 1941 escono quattro nuovi periodici fascisti, prima quindicinali e poi mensili: “La Valanga” notiziario dei Gruppi rionali del Fascio di Modena; “Il Falco” notiziario dei Fasci di combattimento della zona di Carpi; “La Squilla”, notiziario dei Fasci di combattimento della zona montana; “Vincere” notiziario dei Fasci di combattimento della zona di Castelfranco Emilia e Vignola. 

Tutti e quattro i periodici sono diretti dallo squadrista sassolese Rodolfo Monti e, in realtà, differiscono tra loro solo per i notiziari relativi alle singole zone; potrebbero quindi essere considerati un’unica pubblicazione. I temi riguardano la politica nazionale fascista, in particolare le notizie relative ai diversi fronti di guerra (cui è dedicata la rubrica Commentari di guerra, curata da Enzo Ponzi), le attività e le iniziative del fascismo modenese, i provvedimenti della Federazione fascista.

L’esperienza di questi quattro periodici si conclude nel gennaio 1943, nel caso de “La Valanga” ci sarà continuità, perché il nome della testata sarà ripresa dopo l’8 settembre 1943 dalla Federazione del Partito fascista repubblicano di Modena.

Un estratto da “La Valanga”


La Valanga repubblicana

Dopo la caduta del regime nel luglio 1943, l’intermezzo del governo Badoglio e la firma dell’armistizio con gli anglo-americani, il fascismo – che ora si dichiara repubblicano per il ‘tradimento’ della Corona – si ricostruisce nel settembre 1943 come Partito fascista repubblicano. A Modena, come in altre realtà, il nuovo partito è attraversato da numerose tensioni, tra le componenti più violente – capeggiata dal direttore de “La Gazzetta dell’Emilia” Enrico Cacciari – e quelle più moderate e persino disponibili a un dialogo con gli antifascisti, come nel caso dell’esperienza del giornale “Giustizia sociale”, uscito a Modena dall’ottobre 1943 al giugno 1944 e p anch’esso presente nell’Emeroteca dell’Istituto.

Nel gennaio 1944 esce il primo numero del quindicinale “La Valanga repubblicana”, inizialmente organo dei gruppi universitari fascisti del Partito fascista repubblicano, da maggio quindicinale della Federazione fascista repubblicana modenese poi, con la trasformazione del partito come settimanale della Brigata nera ‘Mirko Pistoni’ e infine, da febbraio 1945, di nuovo organo della Federazione fascista repubblicana di Modena. Alla direzione si alternano Luigi Baraldi, Rino Lavini Corrado Rampini e Francesco Bocchi, questi ultimi due uccisi in momenti diversi dai partigiani. Sul giornale sono pubblicati appelli all’arruolamento nei diversi reparti dell’esercito o in altre formazioni fasciste, ricordi dei camerati caduti per mano partigiana, polemiche contro la Resistenza.

Un estratto da “La Valanga repubblicana”


Bibliografia

  • Claudio Silingardi, Una provincia partigiana. Guerra e Resistenza a Modena 1940-1945, Milano, Franco Angeli, 1998
  • Pietro Alberghi, Modena nel periodo fascista (1919-1943), Modena, Mucchi e Sias editori, 1998
  • Giovanni Fantozzi, Il volto del nemico. Fascisti e partigiani alla guerra civile Modena 1943-1945, Modena, Artestampa, 2013



Volantino di propaganda

Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena di Adamo Pedrazzi

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Adamo Pedrazzi, bibliotecario per il Comune di Modena e reggente dell’Archivio storico comunale, è una figura di grande rilievo del contesto culturale modenese a partire dagli anni Trenta del Novecento (→ leggi qui il suo profilo biografico). Colto e umanista raffinato pubblica nella sua vita diversi studi tra i quali uno dedicato alla questione della Secchia rapita (→clicca qui per vedere i volumi da lui pubblicati). Dall’8 settembre 1943 fino alla fine di aprile 1945 decide di tenere un diario in cui raccontare ciò a cui assiste durante l’occupazione nazifascista e  anche tutto ciò che la sua fitta rete di contatti gli riporta. 

“…non farò commenti di nessuna specie, ma mi atterrò alla scrupolosa descrizione dell’avvenimento per sé stesso. ‘Narro quello che ho visto e non quello che ho udito dire, e se qualche volta sarò tenuto a ripetere quanto venuto alle mie orecchie lo farò denunciandone la fonte”. Pedrazzi racconta la sua Modena con una prosa di stampo ottocentesco, forbita e talvolta aulica, da cui traspare però sempre lo sconcerto rispetto alle condizioni in cui la popolazione è costretta a vivere con l’occupazione nazista e l’incubo costante dei bombardamenti.  

Fonte incredibile per la ricostruzione storica degli eventi cittadini la Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLVIII-MCMXLV), nota anche come Cronaca Pedrazzi, è un’opera memorialistica unica nel suo genere composta da undici volumi dattiloscritti, di cui tre di narrazione, uno di indici, cinque di raccolta di materiale e infine due (non digitalizzati) dedicati agli elenchi dei caduti civili e militari. Esistono due copie dell’opera: quella conservata presso l’Istituto storico di Modena, oggetto di questo intervento, e un’altra versione, priva di varianti testuali ma corredata da ulteriori materiali documentari e allegati, conservata presso la Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti

Adamo Pedrazzi raccoglie materiali di propaganda sia di parte nazifascista che partigiana


Nel 1967 sulla Rassegna annuale dell’Istituto storico di Modena esce un articolo a firma di Tiziano Ascari dal titolo La cronaca e l’archivio Pedrazzi. Inoltre, la cronaca viene pubblicata direttamente sulla “Rassegna di storia dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia sia nel numero del 1983 (→ clicca qui) che nel 1985 (→ clicca qui) in occasione del quarantesimo anniversario dell’8 settembre 1943 e della fine della guerra. 

La digitalizzazione di questo piccolo tesoro è stata realizzata ormai diversi anni fa all’interno di un progetto realizzato interamente dell’Istituto storico di Modena, grazie alla donazione ricevuta dalla famiglia Ferrari di Ferrara. Il lavoro di metadatazione è stato curato da Laura Niero e Beatrice Tioli che ha anche pubblicato un saggio di ricerca metodologica focalizzato sull’intervento archivistico sia in termini di descrizione catalografica che di metadatazione e inserimento nella Media Library Lodovico (insieme al fondo Brigate partigiane). Il saggio è pubblicato sulla rivista E-Review, 2023

Seleziona Adamo Pedrazzi, 9 settembre 1943