Le foto della Liberazione
IMMAGINI
This is a custom heading element.
- Home
- Archive by Category "IMMAGINI"
La collezione contiene la digitalizzazione di una selezione di fotografie che fanno parte della raccolta fotografica dell’Archivio dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della provincia di Modena che ha una consistenza complessiva di circa 2000 unità.
All’interno di questa raccolta si distinguono le fotografie relative alla liberazione di Modena avvenuta nei giorni del 22 e 23 aprile 1945; quelle della sfilata celebrativa della vittoria della Resistenza modenese che ha avuto luogo il 30 aprile 1945 ed ha visto migliaia di partigiani sfilare per le strade della città circondati da una moltitudine di persone che assiste e festeggia; ed infine quelle della prima festa della Liberazione del 25 aprile 1946, carica di attese e di speranze di futuro.
In occasione dell’80° della Liberazione, l’Istituto storico ha voluto digitalizzare questa documentazione per mettere a disposizione di tutti un frammento della memoria visiva di quei giorni, i volti festosi dei modenesi, gli alleati che entrano in città e gli uomini e le donne che hanno combattuto contro l’occupazione nazifascista.
Il progetto di descrizione, digitalizzazione e metadatazione è stato realizzato con la cura scientifica di Laura Cristina Niero e con il cofinanziamento di Regione Emilia-Romagna, Programma regionale FESR 2021/2027, Bando per la digitalizzazione del patrimonio culturale di biblioteche archivi storici musei e altri istituti e luoghi della cultura. L’inventario archivistico della raccolta fotografica è stato realizzato mediante la Piattaforma regionale per la descrizione archivistica ed è liberamente accessibile online in Archivi ER – Sistema informativo partecipato degli archivi storici in Emilia-Romagna.
Altri contenuti in Immagini
Partners del progetto


Raccolta fotografica della Camera confederale del lavoro di Modena
IMMAGINI
This is a custom heading element.
- Home
- Archive by Category "IMMAGINI"
L’archivio storico della Cgil è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica statale dell’Emilia-Romagna. Si tratta di 1.063 buste d’archivio ordinate, relative all’attività della Camera confederale del lavoro di Modena, delle diverse categorie e di alcune Camere del lavoro comunali (Camposanto, Carpi, Castelfranco, Castelvetro, Cavezzo, Concordia, Finale Emilia, Mirandola, Pavullo, San Felice, San Possidonio, Spilamberto, Vignola) nonché della Federazione Cgil-Cisl-Uil, per il periodo 1944-1976. Sono poi presenti una biblioteca sindacale con circa 1.500 volumi catalogati in SBN, migliaia di opuscoli, centinaia di contratti di lavoro, 16.000 fotografie, migliaia di manifesti e decine di bandiere storiche. Oggetto di un primo intervento di descrizione e riordino negli anni Novanta, l’archivio fotografico documenta l’attività della Camera confederale del lavoro, delle Camere del lavoro territoriali e delle categorie dal secondo dopoguerra in poi. L’archivio fotografico è liberamente consultabile presso l’Istituto storico di Modena.
La documentazione oggetto di questo primo è stata digitalizzata nell’ambito del progetto a rete “Trasfor_MO – Per una Trasformazione digitale del patrimonio culturale Modenese”, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – PNRR Transizione digitale Organismi Culturali e Creativi (TOCC) e realizzato in collaborazione con il Centro interdipartimentale di ricerca sulle digital humanities dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (DHMoRe). Il Progetto di descrizione, inventariazione e metadatazione è stato curato da Laura Niero e Beatrice Tioli
Il progetto aveva come obiettivo quello di far emergere dagli archivi alcuni spunti di riflessione relativi alla necessità di dare vita a una storia del lavoro e del movimento operaio modenese che racconti l’evoluzione sociale del territorio e del suo sistema produttivo. Trattandosi di archivi ancora in fase di lavorazione, in questa prima fase ci siamo limitati a individuare alcune serie significative con l’intento di continuare la ricerca negli anni successivi sottolineando che la storia fotografica che documenta l’attività di un sindacato, pur maggioritario nella provincia di Modena, non è immediatamente sovrapponibile con una storia del lavoro in senso stretto.
Tuttavia sono documentate alcune delle vertenze e degli scioperi più significativi tra gli anni che vanno dal dopoguerra fino alla fine degli anni Ottanta, le feste del Primo maggio con la loro simbologia, i momenti di dibattito pubblico come le conferenze di organizzazione e i convegni e le manifestazioni organizzate in memoria dell’eccidio del 9 gennaio 1950.
Soprattutto emergono da questo prezioso archivio i volti degli uomini e delle donne che con il loro impegno civile sono stati protagonisti di un lungo periodo di lotte sociali
Altri contenuti in Immagini
Partners del progetto


Bibliografia
- Lorenzo Bertucelli, Claudia Finetti, Marco Minardi, Amedeo Osti Guerrazzi, Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro a Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001.
- Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi Storia del sindacato a Modena, 1880-1980. Roma, Ediesse, 2002
- Lorenzo Bertucelli (a cura di), Una generazione militante. La storia e la memoria dei sindacalisti modenesi, Roma, Ediesse, 2004.
Manifesti della Camera confederale del lavoro di Modena
IMMAGINI
This is a custom heading element.
- Home
- Archive by Category "IMMAGINI"
Il fondo dei manifesti è stato depositato in Istituto storico a Modena fra il 2019 e il 2021 nell’ambito della convenzione avviata nel 1993 tra CGIL di Modena e Istituto che affida all’Istituto storico di Modena la conservazione, valorizzazione e fruizione della documentazione. L’intero complesso archivistico prodotto dalla CGIL di Modena è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per l’Emilia Romagna il 12 ottobre 1987. Ruolo importante nella formazione di questo patrimonio è stato svolto anche da Franco Beghelli, dirigente sindacale che, dalla fine degli anni Ottanta, ha gestito il Centro di documentazione della CGIL di Modena e che, a partire dal 1985, si è adoperato per il reperimento dei manifesti che si trovavano nei vari uffici della CdLT modenese e il recupero, presso le tipografie del territorio, di alcuni esemplari mancanti. L’intervento complessivo sulla raccolta dei manifesti, articolato in tre fasi di attività e distribuito sul triennio 2020-2022, è stato interamente finanziato dal progetto del Ministero della Cultura – Direzione Generale degli Archivi destinato agli archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori, e si è svolto di concerto e sotto la supervisione della Soprintendenza archivistica per l’Emilia-Romagna.
La raccolta ha una consistenza complessiva di 8.417 unità documentarie (di cui 4.673 esemplari e 3.744 copie) e copre un arco cronologico che va dal 1945 al 2017.
Organizzato in serie archivistiche dedicate alla CdLT modenese e alle categorie di lavoratori a cui essi fanno riferimento, nel fondo sono confluiti anche gli esemplari ricevuti dalle altre strutture orizzontali della CGIL (Centro confederale nazionale, Confederazioni regionali, Camere del Lavoro). Nei sindacati di categoria rientrano anche i pensionati, riuniti nel SPI, e i lavoratori atipici e disoccupati, tutelati dalla NIdiL a partire dal 1998.
Sono state inoltre pensate apposite serie per la documentazione prodotta da quegli organismi che per conto della CGIL erogano o hanno erogato servizi volti alla difesa dei diritti individuali anche dei non iscritti al sindacato, come il patronato INCA o i Centri informativi disoccupati (CID); e per quei manifesti commissionati da associazioni convenzionate e supportate dalla CGIL, nate per la tutela degli inquilini o dei consumatori (SUNIA e Federconsumatori).
Le serie che prendono il nome dalle varie categorie produttive (Lavoratori della terra, Alimentaristi, Chimici, Edili, Metalmeccanici, ecc.) possono annoverare al loro interno più sigle sindacali affini: si pensi a titolo esemplificativo ai lavoratori della terra per i quali si hanno manifesti promossi insieme da Federbraccianti e da Confederterra che per un certo periodo operano contemporaneamente. Vi sono anche casi in cui, come nella serie del pubblico impiego, gli esemplari riconducibili ai sindacati più antichi, differenziati per settore (enti pubblici, sanità, polizia, ecc.), convivono senza soluzione di continuità con i manifesti successivamente commissionati dal sindacato di categoria che dal 1980 li accorperà tutti, ossia la Funzione Pubblica (FP).
I materiali che afferiscono ai congressi, sia nazionali che locali, delle diverse organizzazioni forniscono informazioni sulle scadenze cronologiche di questi appuntamenti, sulle linee politiche e programmatiche dell’attività sindacale e sulle figure di spicco di quella categoria; quelli invece attinenti al tesseramento annuale, attraverso la grafica e gli slogan di promozione del sindacato, introducono al suo linguaggio e al suo sistema valoriale. Invece le due maggiori aggregazioni, rappresentate da Conferenze, assemblee e attività varie e Scioperi, vertenze e accordi raccontano l’attività più caratterizzante del sindacato ossia le innumerevoli conferenze, pubblici dibattiti, convegni e soprattutto manifestazioni e scioperi che a loro volta esplicitano temi e motivi delle battaglie portate avanti, delle vertenze promosse, dei diritti difesi, dei soprusi denunciati, delle riforme reclamate.
Questi materiali, mezzi di informazione e insieme strumento tangibile della lotta politica, oltre a essersi sedimentasti in modo e non sempre per una consapevole volontà organizzativa dell’ente, sono il risultato di un “soggetto produttore che comunica con il mondo che lo circonda” e di “una spontaneità irrequieta della produzione, della sedimentazione e della conservazione […] di meccanismi di formazione e sedimentazione spesso contorti”.
Una particolare tipologia documentaria riscontrata è quella dei giornali murali, i cui esemplari sono riconoscibili dalla citazione della testata che anticipa ogni altra informazione nel campo riservato al contenuto: caratterizzati da supporti di carta sottile di bassa grammatura e inchiostri facilmente deteriorabili, essi vedono la loro diffusione negli anni Cinquanta a causa della censura preventiva a cui erano sottoposti i normali manifesti. Infatti, diversamente da questi ultimi, che erano soggetti alla legge sulla stampa, i giornali murali non erano passibili di controlli da parte dell’autorità; erano inoltre esenti dalle imposte per l’affissione. Con l’abrogazione della censura da parte della Corte costituzionale nel 1955 e la diffusione di altri mezzi di comunicazione come quotidiani, radio e televisione, i giornali murali iniziano a scomparire, mentre riprende a proliferare la normale stampa di manifesti.
Questa documentazione è stata digitalizzata e metadatata nell’ambito del progetto a rete “Trasfor_MO – Per una Trasformazione digitale del patrimonio culturale Modenese”, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – PNRR Transizione digitale Organismi Culturali e Creativi (TOCC) e realizzato in collaborazione con il Centro interdipartimentale di ricerca sulle digital humanities dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (DHMoRe). Il Progetto di descrizione, inventariazione e metadatazione è stato curato da Laura Niero e Beatrice Tioli
Altri contenuti in Immagini
Partners del progetto


Raccolta fotografica del Partito Comunista Italiano di Modena
IMMAGINI
This is a custom heading element.
- Home
- Archive by Category "IMMAGINI"
La raccolta fotografica fa parte dell’Archivio della Federazione modenese del Partito comunista italiano ed è depositato presso l’Istituto storico di Modena dal 1997. Le immagini attestano l’intensa attività politica della Federazione modenese a partire dall’immediato secondo dopoguerra fino al 1990: congressi, manifestazioni e scioperi, comizi elettorali, convegni, conferenze, feste dell’Unità provinciali e nazionali, sono documentati da questo straordinario patrimonio che interseca le carte.
Oltre a ciò sono presenti anche materiali relativi al periodo del secondo conflitto mondiale, con riferimenti ai protagonisti della lotta di liberazione, alle distruzioni e agli eccidi nazi-fascisti, e poi ancora a celebrazioni e commemorazioni di caduti, funerali di ex partigiani, lapidi e cippi alla memoria, ma anche momenti di svago come concorsi a premi e gare canore.
Infine una parte delle foto va ricondotta all’attività giornalistica del quotidiano «La Verità» poiché esse afferiscono a fatti di cronaca perlopiù legati a iniziative delle pubbliche amministrazioni non immediatamente riconducibili al Pci modenese. L’intero archivio ha una consistenza di circa 20.000 unità e questa prima tranche di lavoro è stata digitalizzata e metadatata nell’ambito del progetto a rete “Trasfor_MO – Per una Trasformazione digitale del patrimonio culturale Modenese”, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – PNRR Transizione digitale Organismi Culturali e Creativi (TOCC) e realizzato in collaborazione con il Centro interdipartimentale di ricerca sulle digital humanities dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (DHMoRe) – ha coinvolto sia un iniziale riordino descrittivo del fondo sia la digitalizzazione e la metadatazione di circa 5000 immagini curata daLaura Niero e Beatrice Tioli
Attualmente la raccolta risulta organizzata in 15 serie che documentano l’attività di un partito che si muove sul territorio a tutto tondo: dal governo delle istituzioni e dell’azione municipale (con una attenzione specifica alla partecipazione diretta ai processi economici e sociali che costituivano l’ossatura della crescita produttiva del territorio) all’attività politica propriamente intesa sia con attività di organizzazione e protagonismo del dibattito (manifestazioni, conferenze, convegni ecc) sia con attività di alfabetizzazione politica e propaganda come la diffusione del giornale e le Feste dell’Unità). Un patrimonio enorme di storia del nostro territorio che ha coinvolto generazioni di militanti e semplici cittadini (aderenti o meno al partito politico) sia nella elaborazione di un progetto politico e nella riflessione sulla scelta del modello da seguire, sia nelle politiche attive da mettere in campo tanto a livello sociale che istituzionale
Altri contenuti in Immagini
Partners del progetto


Bibliografia
- Carlo De Maria (a cura di) Partecipare la democrazia : storia del PCI in Emilia-Romagna: catalogo della mostra, con la collaborazione di Eloisa Betti, Mirco Carrattieri e Tito Menzani. Bologna, Pendagron, 2021
- Paolo Battaglia (a cura di) Modena in festa : storia fotografica delle feste de l’Unità, 1946-2004, testo introduttivo di Michele Smargiassi, Modena, RFM, 2005
- Raffaele Caterino, La città nella città: cronache e storie dalle Feste de l’Unità di Modena, prefazione di Walter Veltroni. Modena, Fondazione Modena 2007
Le bandiere del sindacato
IMMAGINI
This is a custom heading element.
- Home
- Archive by Category "IMMAGINI"
L’archivio della Camera confederale del lavoro di Modena
La Cgil di Modena inizia a occuparsi del proprio archivio storico nei primi anni Ottanta, anche grazie a sollecitazioni provenienti da alcuni esponenti dell’Istituto storico della Resistenza, in passato dirigenti sindacali (Ennio Resca, Sergio Rossi, Marcello Sighinolfi). Nel 1984 viene distaccato dalla fabbrica un delegato sindacale – che già collabora con l’Istituto storico – con il compito di gestire l’archivio storico, del quale era stato avviato un primo riordino. Grazie a queste relazioni nel 1993 è formalizzata una convenzione tra Cgil di Modena e l’Istituto storico della Resistenza per la gestione dell’archivio storico, che viene trasferito nella sede dell’istituto. Una delle prime e più durature collaborazioni a livello nazionale tra Istituti storici e Camere del lavoro.
Altri contenuti in Immagini
Partners del progetto


Il fondo archivistico
L’archivio storico della Cgil di Modena è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica statale dell’Emilia-Romagna il 12 ottobre 1987. Si tratta di 1.063 buste d’archivio ordinate, relative all’attività della Camera confederale del lavoro di Modena, delle diverse categorie, di alcune Camere del lavoro comunali e della Federazione Cgil-Cisl-Uil per il periodo 1944-1976. Il materiale successivo è conservato nei magazzini dell’Istituto. Sono poi presenti una biblioteca sindacale con oltre 2.200 volumi catalogati in SBN, migliaia di opuscoli, centinaia di contratti di lavoro, 16.000 fotografie, centinaia di manifesti. Il progetto di descrizione, digitalizzazione e metadatazione è stato realizzato nel 2025 con la cura scientifica di Laura Cristina Niero e con il cofinanziamento di Regione Emilia-Romagna, Programma regionale FESR 2021/2027, Bando per la digitalizzazione del patrimonio culturale di biblioteche archivi storici musei e altri istituti e luoghi della cultura. L’inventario archivistico della raccolta fotografica è stato realizzato mediante la Piattaforma regionale per la descrizione archivistica ed è liberamente accessibile online in Archivi ER – Sistema informativo partecipato degli archivi storici in Emilia-Romagna.
La collezione di bandiere storiche
Tra il 2016 e il 2018 è stato sviluppato un lavoro di ricerca delle bandiere storiche nelle sedi sindacali, che ha portato alla individuazione di 200 bandiere realizzate dalla Cgil o da altre strutture collegate tra gli anni Quaranta e gli anni Settanta del Novecento. Il lavoro di studio e di catalogazione, curato da Maurena Lodi, ha portato alla realizzazione del volume Drappi rossi, citato nella bibliografia.
Purtroppo, mancano bandiere del periodo precedente la Liberazione. Avendo le bandiere un alto valore simbolico per le organizzazioni politiche e sociali del mondo del lavoro che si affermano dopo l’Unità d’Italia, producendo un forte legame emotivo con chi si riconosce in esse per la scelta dei colori, dei simboli, dei motti, che a loro volta testimoniano ideali, culture, orientamenti, diventano con l’affermazione dello squadrismo fascista un nemico da sconfiggere e da esibire come simbolo della vittoria su partiti e sindacati di sinistra.
Inizia così la caccia alle bandiere dei lavoratori e delle organizzazioni socialiste, comuniste e anarchiche, alcune delle quali saranno esposte come ‘trofei di guerra’ nella Mostra della Rivoluzione fascista inaugurata a Roma nel 1932. Al tempo stesso, molti lavoratori e militanti si impegnano a nascondere le bandiere, rischiando persecuzioni e violenze. Ma, purtroppo, davvero poco è rimasto di una storia straordinaria.
Le bandiere delle lotte del dopoguerra
Dopo la Liberazione le organizzazioni sindacali e politiche utilizzano sia la bandiera tricolore, divenuta con la Costituzione del 1948 simbolo della Repubblica (art. 12) sia la bandiera rossa, esibita la prima volta nella rivoluzione parigina del 1848 e divenuta simbolo dei movimenti socialista e comunista (mentre gli anarchici utilizzano anche le bandiere nere con orlo rosso o rossonere). Ma sono utilizzati anche colori come il verde e il blu, per poi arrivare alle bandiere della pace che utilizzano i colori dell’arcobaleno.
Nella collezione della Cgil di Modena sono presenti bandiere della Costituente della terra, dei sindacati agricoli come Federbraccianti e Federmezzadri, bandiere della pace (Migliarina, Lega muratori di Carpi), della cooperazione di consumo (Freto, Madonnina, Soliera e scuola sindacale e cooperativa ‘Caduti di Modena’), della sezione officine Corni dell’Unione donne italiane e del Fronte della gioventù.
Bandiere di categoria e aziendali
Il maggior numero di bandiere è relativo ai sindacati di categoria e alle sezioni sindacali aziendali, ma anche di specifici lavori. In questo caso sulle bandiere sono raffigurati strumenti di lavoro, immagini simboliche, riferimenti all’iconografia della organizzazione di riferimento, spesso realizzati a mano e cucite dagli attivisti stessi. Tra le bandiere presenti nella collezione quelle della lega mattonellisti, muratori, cartai, cappelli di truciolo, abbigliamento, fornaciai, edili, cartai. Importanti anche alcune bandiere di fabbrica, in primo luogo quella della Fiom delle Fonderie riunite, fabbrica simbolo delle lotte per il lavoro negli anni Quaranta e Cinquanta, e anche oltre.
Bandiere di rappresentanza e istituzionali
Nel caso delle bandiere più istituzionali, a prevalere è l’utilizzo della bandiera tricolore con le scritte collocate nella parte centrale bianca, anche se non mancano bandiere rosse, eventualmente con il bianco e il verde collocati agli angoli o ai lati. Nella collezione della Cgil di Modena sono presenti bandiere dei sindacati pensionati (viale Gramsci di Modena, Sassuolo, Spilamberto), delle Camere del lavoro comunali (Campogalliano, Vignola, Spilamberto), della Camera confederale del lavoro e di Cgil-Cisl-Uil. Non mancano bandiere di commissioni femminili o giovanili e altre date come premio in occasione di gare di emulazione tra sindacati per il tesseramento.
Bibliografia
- Maurena Lodi, Drappi rossi: identità e storie nelle bandiere della CGIL di Modena, Bologna: Socialmente, 2018
- Lorenzo Bertucelli, Claudia Finetti, Marco Minardi, Amedeo Osti Guerrazzi, Un secolo di sindacato. La Camera del lavoro di Modena nel Novecento, Roma, Ediesse, 2001
- Amedeo Osti Guerrazzi, Claudio Silingardi, Storia del sindacato a Modena 1880-1980, Roma, Ediesse, 2002











































