Manifesti della Camera confederale del lavoro di Modena
Leggere sui muri, i manifesti come mezzi d'informazione e lotta politica
Il fondo dei manifesti è stato depositato in Istituto storico a Modena fra il 2019 e il 2021 nell’ambito della convenzione avviata nel 1993 tra CGIL di Modena e Istituto che affida all’Istituto storico di Modena la conservazione, valorizzazione e fruizione della documentazione. L’intero complesso archivistico prodotto dalla CGIL di Modena è stato dichiarato di notevole interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per l’Emilia Romagna il 12 ottobre 1987. Ruolo importante nella formazione di questo patrimonio è stato svolto anche da Franco Beghelli, dirigente sindacale che, dalla fine degli anni Ottanta, ha gestito il Centro di documentazione della CGIL di Modena e che, a partire dal 1985, si è adoperato per il reperimento dei manifesti che si trovavano nei vari uffici della CdLT modenese e il recupero, presso le tipografie del territorio, di alcuni esemplari mancanti. L’intervento complessivo sulla raccolta dei manifesti, articolato in tre fasi di attività e distribuito sul triennio 2020-2022, è stato interamente finanziato dal progetto del Ministero della Cultura – Direzione Generale degli Archivi destinato agli archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori, e si è svolto di concerto e sotto la supervisione della Soprintendenza archivistica per l’Emilia-Romagna.
La raccolta ha una consistenza complessiva di 8.417 unità documentarie (di cui 4.673 esemplari e 3.744 copie) e copre un arco cronologico che va dal 1945 al 2017.
Organizzato in serie archivistiche dedicate alla CdLT modenese e alle categorie di lavoratori a cui essi fanno riferimento, nel fondo sono confluiti anche gli esemplari ricevuti dalle altre strutture orizzontali della CGIL (Centro confederale nazionale, Confederazioni regionali, Camere del Lavoro). Nei sindacati di categoria rientrano anche i pensionati, riuniti nel SPI, e i lavoratori atipici e disoccupati, tutelati dalla NIdiL a partire dal 1998.
Sono state inoltre pensate apposite serie per la documentazione prodotta da quegli organismi che per conto della CGIL erogano o hanno erogato servizi volti alla difesa dei diritti individuali anche dei non iscritti al sindacato, come il patronato INCA o i Centri informativi disoccupati (CID); e per quei manifesti commissionati da associazioni convenzionate e supportate dalla CGIL, nate per la tutela degli inquilini o dei consumatori (SUNIA e Federconsumatori).
Le serie che prendono il nome dalle varie categorie produttive (Lavoratori della terra, Alimentaristi, Chimici, Edili, Metalmeccanici, ecc.) possono annoverare al loro interno più sigle sindacali affini: si pensi a titolo esemplificativo ai lavoratori della terra per i quali si hanno manifesti promossi insieme da Federbraccianti e da Confederterra che per un certo periodo operano contemporaneamente. Vi sono anche casi in cui, come nella serie del pubblico impiego, gli esemplari riconducibili ai sindacati più antichi, differenziati per settore (enti pubblici, sanità, polizia, ecc.), convivono senza soluzione di continuità con i manifesti successivamente commissionati dal sindacato di categoria che dal 1980 li accorperà tutti, ossia la Funzione Pubblica (FP).
I materiali che afferiscono ai congressi, sia nazionali che locali, delle diverse organizzazioni forniscono informazioni sulle scadenze cronologiche di questi appuntamenti, sulle linee politiche e programmatiche dell’attività sindacale e sulle figure di spicco di quella categoria; quelli invece attinenti al tesseramento annuale, attraverso la grafica e gli slogan di promozione del sindacato, introducono al suo linguaggio e al suo sistema valoriale. Invece le due maggiori aggregazioni, rappresentate da Conferenze, assemblee e attività varie e Scioperi, vertenze e accordi raccontano l’attività più caratterizzante del sindacato ossia le innumerevoli conferenze, pubblici dibattiti, convegni e soprattutto manifestazioni e scioperi che a loro volta esplicitano temi e motivi delle battaglie portate avanti, delle vertenze promosse, dei diritti difesi, dei soprusi denunciati, delle riforme reclamate.
Questi materiali, mezzi di informazione e insieme strumento tangibile della lotta politica, oltre a essersi sedimentasti in modo e non sempre per una consapevole volontà organizzativa dell’ente, sono il risultato di un “soggetto produttore che comunica con il mondo che lo circonda” e di “una spontaneità irrequieta della produzione, della sedimentazione e della conservazione […] di meccanismi di formazione e sedimentazione spesso contorti”.
Una particolare tipologia documentaria riscontrata è quella dei giornali murali, i cui esemplari sono riconoscibili dalla citazione della testata che anticipa ogni altra informazione nel campo riservato al contenuto: caratterizzati da supporti di carta sottile di bassa grammatura e inchiostri facilmente deteriorabili, essi vedono la loro diffusione negli anni Cinquanta a causa della censura preventiva a cui erano sottoposti i normali manifesti. Infatti, diversamente da questi ultimi, che erano soggetti alla legge sulla stampa, i giornali murali non erano passibili di controlli da parte dell’autorità; erano inoltre esenti dalle imposte per l’affissione. Con l’abrogazione della censura da parte della Corte costituzionale nel 1955 e la diffusione di altri mezzi di comunicazione come quotidiani, radio e televisione, i giornali murali iniziano a scomparire, mentre riprende a proliferare la normale stampa di manifesti.
Questa documentazione è stata digitalizzata e metadatata nell’ambito del progetto a rete “Trasfor_MO – Per una Trasformazione digitale del patrimonio culturale Modenese”, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – PNRR Transizione digitale Organismi Culturali e Creativi (TOCC) e realizzato in collaborazione con il Centro interdipartimentale di ricerca sulle digital humanities dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (DHMoRe). Il Progetto di descrizione, inventariazione e metadatazione è stato curato da Laura Niero e Beatrice Tioli
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